Padova «La città dei veneti per divina provvidenza fondata nelle acque, è difesa come da un muro d’acqua. Perciò chiunque osi in qualsiasi modo arrecare danno alle pubbliche acque sia considerato nemico della Patria e punito con maggior pena di quella inflitta a colui che violasse le sacre mura della Patria. Questo editto sia ratificato in perpetuo».
Editto dei Savi delle Acque nel Secolo Sedicesimo Terra, fuoco, aria, acqua.
I quattro elementi naturali sono alla base della vita, sono il loro fondamento, potenti guide per vivere in armonia con la Natura e con la nostra stessa essenza. Di certo è però l’acqua ad aver legato la storia e la passione di Padova come nucleo aggregante delle genti.
Il luogo simbolo dove nel corso dei secoli i cittadini padovani hanno dato sfogo alla loro passione per l’acqua è certamente quella fettuccia di fiume dove oggi si affacciano gli impianti della Paltana, a ridosso del Bassanello.
La Padovanuoto con i suoi primi 36 anni di vita, e ancor prima la Rari Nantes Patavium con il suo secolo di storia, sono indissolubilmente legate all’acqua e al suo territorio.
Il primo come fonte universale di vita, il secondo inteso come collocazione ideale nella città di Padova, anticamente sviluppatasi attorno a due fiumi: il Brenta, l’antico Meduacus, e il Bacchiglione, l’antico Retrone che, proveniente da Vicenza, raggiungeva la città all’altezza dell’attuale piazzale Santa Croce.
Qui, lungo gli argini del Bacchiglione, si è sviluppato l’amore dei padovani per la navigazione e il nuoto.
E sempre qui sono nati una serie di campioni che hanno scritto la storia dello sport italiano e mondiale.
L’elenco è lungo e racconta delle gesta di Novella e Mauro Calligaris, Franco Chino, Amedeo (poi morto nel disastro di Brema) e Roberto Chimisso, Alberto Castagnetti, Cinzia e Fabrizio Rampazzo, Donatella Schiavon, Stefano Bellon, Marco Tornatore, Mauro Marini, Piergiorgio De Felice, Alessandro Pontaldi, fino ad arrivare ai campioni di oggi, ad Alice Carpanese, Renata Spagnolo, Elisa Pasini,Matteo Furlan, Alessandro Fabian. Attorno a questi nomi troviamo sempre lo stesso impianto e lo stesso luogo, il Bassanello.
Sì, perché proprio qui, un tempo sobborgo di Padova, si sviluppa oggi la vita della Padovanuoto.
Fino agli inizi del secolo scorso, grazie alla presenza dei corsi d’acqua, sorgevano numerose case di barcari, squeri e importanti opifici industriali.
Nell’ultimo dopoguerra il quartiere ha subìto gli effetti dell’espansione edilizia, favorita dalla massiccia costruzione di nuovi edifici incentivata dal piano regolatore del 1954 e dalla favorevole situazione economica. Due le ipotesi esistenti sulle origini del nome Bassanello. La prima la vuole far derivare dal nome latino di persona bassius, la seconda, molto più credibile e alla quale personalmente propendiamo, riconduce il toponimo alle caratteristiche altimetriche del suolo. Non dimentichiamo che Bassanello si trova a circa dodici metri sul livello del mare e la differenza di quota rispetto all’area del Caffè Pedrocchi, il punto più alto del centro cittadino, è di circa sei metri. A supporto di questa tesi la presenza di vaste zone umide poi prosciugate in epoca moderna grazie a opere di bonifica. Da sempre l’area che ruota attorno alla moderna Bassanello e, di fatto, anche agli impianti della Padovanuoto, sono sempre stati meta privilegiata di chi abbia voluto bagnarsi o usare piccoli battelli per muoversi. Quale luogo migliore, d per soddisfare il bisogno di fiume dei padovani del primo Novecento?
L’esigenza della costruzione di un bagno pubblico nasce fin dalla metà dell’Ottocento quando la Congregazione municipale cede gratuitamente un terreno tra porta Codalunga e il canale Bovetta alla Società per azioni per la realizzazione di uno stabilimento balneare e di ginnastica. Il progetto fallisce per diversi motivi: la posizione è lontana dal centro e il bagno è esposto a venti provenienti da nord-est, senza contare che l’acqua non arrivava neppure pulita.
Nuotare è peraltro vietato all’interno della città e in molti punti le fabbriche riversavano i loro scarti. Ma, quel coraggioso tentativo resta una tappa fondamentale per arrivare al primo stabilimento balneare di Padova. L’idea di far nascere una società dedicata all’arte natatoria e al canottaggio, che poi diventerà il luogo più amato da tutta la città, è merito di un toscano di Firenze. Giulio Gianni, che nel 1904 partecipa alla costituzione della Società Rari Nantes Florentia. Agli inizi del 1905, durante una passeggiata lungo il canale tra il ponte dei Cavai e la barriera Saracinesca, Giulio ne parla con Siro Braghetta e Mario Bortolozzo. Il 20 giugno 1905 nella sede della Pro Touring sotto il volto della Corda, tra piazza delle Erbe e piazza della Frutta, si costituisce un comitato provvisorio per dare vita alla sezione Rari Nantes di Padova con mandato di presentarsi al sindaco Giacomo Levi Civita. Il primo cittadino accetta l’idea della società e ne diventa a tutti gli effetti socio fondatore. Lunedì 17 luglio 1905 durante una riunione nella sala della Gran Guardia è approvato lo statuto alla quale aderiscono quattrocento soci, di cui 71 fondatori. La Società Italiana di Nuoto e Canottaggio Rari Nantes Patavium si inserisce così nella famiglia delle società sportive che prendono il titolo dai versi del primo libro dell’Eneide di Virgilio, “Apparent rari nantes in gurgite vasto”, scelti da Achille Santoni nel 1891 come intitolazione della Rari Nantes Roma.
Il 20 marzo 1906 durante il consiglio comunale di Padova, è decisa la costruzione di un bagno pubblico per una spesa di 40 mila lire e la località che meglio si presta è la marezzana vicina al bastione Alicorno sulla destra del Bacchiglione dove sarà costruita una strada speciale che porterà all’impianto e che si troverà a circa trecento metri dalla linea del tram. Il 26 giugno di quello stesso anno grandi manifesti avvisano la popolazione che lo stabilimento sarà aperto dal 1 luglio al 15 settembre, tutti i giorni, dalle ore 6 del mattino alle 20 di sera. Per andare e tornare in tram, fare il bagno usando i camerini, si pagano 50 centesimi; fare il bagno con uso di camerino 40 centesimi; andare e ritornare in tram con solo ingresso 25 centesimi; fare il bagno con solo uso di tettoia 20 centesimi; andare e tornare in tram con solo ingresso 25 centesimi; il solo ingresso 10 centesimi; far custodire bicicletta e valori 5 centesimi. La biancheria consegnata consiste in un paio di mutante da nuoto, un lenzuolo e un asciugamani. Il bagno pubblico dei padovani è nato e lo sarà fino ad oggi, anche se l’avventura della Rari Nantes, con alterne fortune andrà avanti fino al 1976, quando il giocattolo si rompe. I costi aumentano a dismisura e non c’è più il presidente Ivone Grassetto a ripianare i debiti.
Nel luglio 1977 una delibera della giunta comunale di Padova fa cessare l’attività di gestione dello stabilimento della Paltana.
Subentra la società Unione Nuoto Padova il cui presidente Dino Musner è stato negli anni Trenta prima atleta e poi allenatore.
L’avventura si chiude improvvisamente nel 1986 e i lucchetti alle piscine provocano il licenziamento di undici dipendenti che di fatto si trovano improvvisamente senza lavoro.
A salvare gli impianti dalla morte certa è la Padovanuoto. Presidente del neonato gruppo è l’industriale Pietro Zen delle fonderie Zen, affiancato dal suo vice, Novella Calligaris, che nel mondo del nuoto padovano e italiano è una sorta di icona. Tra i consiglieri ci sono Gianni Gross, altro nome di spicco del nuoto padovano fino a pochi mesi prima direttore tecnico del Nuoto 2000 e poi supervisore degli impianti nuoto 2001 e responsabile del Centro Federale di Mestre; Roberto Schiavo direttore della piscina Nuoto 2000 e responsabile della commissione tecnica regionale della Federnuoto; Francesco Pirillo docente dell’Isef di Padova, allenatore di nuoto e istruttore di Federbox; Gianfranco Bardelle all’epoca segretario provinciale Coni, presidente dello Sci Club Padova e oggi presidente del Coni Veneto. La squadra è fatta, salva il posto di lavoro a tutti i dipendenti e nei successivi 25 anni sforna una impressionante squadra di campioni. ha collaborato Cristina Chinello.
Fra le società storiche della nostra città, la Padova Nuoto è forse la più giovane di tutte
E’ stata fondata nel 1986, 36 anni fa dalle ceneri della Rari Nantes Patavium.
Eppure di strada ne ha fatta tanta e con grandi risultati, sia strettamente sportivi che su più ampio spettro sociale.